Diario
11 maggio 2013
THEATRON 2013-Quando il successo è una formula matematica
Non sono
un amante dei numeri.
Non li
capisco.
Le parole
sì i numeri no.
Qualcuno
potrebbe obiettare che i numeri siano fantastici schegge preziose che si
combinano in maniera logica nitida lineare che non lascia spazio al caos in un
susseguirsi metodico confortante inalterabile che ti avvolge con il suo fluire
compatto misterioso e soprattutto infinito.
Non amando
le dicotomie aggressive azzardo che in effetti a pensarci bene le parole sono
numeri perché le sensazioni di cui sopra sono quelle che provo quando scrivo.
Dunque
confutando il mio assunto iniziale posso affermare che tra numeri e parole non
vi sia poi questa grande differenza e che lo scrivere sia in fin dei conti
un’equazione matematica (e vi assicuro che per me che a distanza di trent’anni
sogno ancora la professoressa di matematica del liceo che mi guarda tagliente
mentre tentenno davanti ad una disequazione-che per altro non ho mai capito
nonostante gli sforzi esplicativi della Cocco e che la stessa sconfitta dalla
mia ottusità decise che non sarebbero state nel mio caso oggetto di
interrogazione- è un paragone che ha dell’incredibile) le parole sono numeri
gli scrittori matematici.
Ecco
allora come è possibile spiegare il successo di Teathron rassegna organizzata
dalla giovane compagnia Mab Teatro di Sassari.
Il
direttore artistico Daniele Monachella attore talentuoso e determinato
coadiuvato dall’apporto organizzativo della sorella Laura (altrettanto
talentuosa e determinata) ha voluto omaggiare la sua città d’origine con una
serie di spettacoli nei quali (com’è logico!) le parole dette agite formalizzate
scenograficamente e musicalmente si sono composte in modo consequenziale e assolutamente
armonico come si conviene ad una pura inalterabile formula matematica.
Siccome
siamo un popolo polemico con il gusto del dialogo sincopato (che vuol dire che
parliamo uno sopra l’altro pretendendo di avere ragione) qualcuno potrebbe
obiettare (mi sembra di vederlo “l’obiettore” medio gli occhi spalancati per lo
stupore per aver colto il suo interlocutore in fallo –ma quanto è stupido è
proprio stupido me l’ha servita su un piatto d’argento… Ah! Ma adesso lo
sistemo io!- che prende la rincorsa pronto a sminuzzare il poverino con la sua
logica inappellabile -perché lui sì che è intelligente-) che il mio “parlare
bene” della rassegna sia dovuto al fatto che io stessa l’abbia inaugurata con
un mio spettacolo.
Caro polemico
detentore del mantello della ragione (che ormai trovi nei negozi “tutto a 1
euro” per 0,99 centesimi tanto che sembriamo un popolo di Moschettieri Zorro
Superman Batman (!) e
quant’altro) so che adesso la tua pressione schizzerà alle stelle e collasserai
di fronte al tuo pc con un sorriso trionfante sulle labbra e mentre ti
trasporteranno d’urgenza in ospedale per abbassare i tuoi valori sussurrerai
compiaciuto prima di svenire “looo …ssssa…pe…vooooo…”: TU HAI RAGIONE.
Ma voglio
spiegarti il perché.
Altrimenti
passerai il resto della tua vita a vantarti di aver avuto ragione sulla Falchi
e alla fine se quel giorno non ti ha ucciso la pressione degna di una
passeggiata su Marte ti ucciderà qualcuno a te vicino (una moglie una fidanzata
un’amica) sfinita dal tuo ricordare quello che apparirà agli occhi degli altri
il giorno più importante della tua vita.
Hai ragione
perché per la prima volta sono stata trattata come deve essere trattata una
professionista.
Perché per
la prima volta sono stata trattata come deve essere trattato uno spettatore che
ha pagato un biglietto e ha DIRITTO ad uno spettacolo di qualità
Perché per
la prima volta ho assistito ad una rassegna dove è L’ARTE a determinare le scelte non il DENARO.
Perché la capacità di creare sinergie umane prima
che professionali ha creato un unicum che
auspico ripetibile ma soprattutto replicabile.
Ecco
perché mio polemico assertore della ragione assoluta io parlo bene di Theatron. Perché
come i numeri e le parole le persone le loro azioni riflessioni sentimenti si
intersecano e combinano con una precisione che ne determina la riuscita prescindendo
dalla casualità. Dunque
rimandando al titolo di questa mia nota il successo è una formula matematica. E tu oggi
forse per la prima e ultima volta nella tua vita hai assolutamente logicamente
infinitamente ragione. E io con
te.
|